L’anno in corso in molte regioni olivicole italiane, ha evidenziato specialmente in questo periodo autunnale, un aumento delle temperature che risultano superiori alla media , insieme ad un alto tasso di umidità, provocando l’allungamento della fase vegetativa delle piante, rischiando addirittura di far ripartire le fioriture, con il pericolo di esporle ai danni di un prevedibile forte abbassamento delle temperature.  Questo squilibrio climatico, ha portato ad un aumento del numero di mosche delle olive ( bactrocera oleae), spesso non controllabili con mezzi di lotta adulticidi e tantomeno con prodotti larvicidi per i tempi di carenza molto stretti, vista l’esplosione improvvisa. L’unico mezzo di difesa è stato l’anticipo della raccolta, con l’infestazione in continuo aumento, si è passati da 0 circa fino al 20% ed oltre in breve tempo. Meglio è andato nelle zone collinari più alte, più fredde, dove l’attacco è stato più lento. Di conseguenza la qualità dell’olio ottenuto non sarà la stessa tra l’inizio della campagna e la fine. Pur anticipando la raccolta, l’assaggio dei primi oli di varie zone sia campane che fuori regione, mostrano meno aggressività nella struttura e  minore quantità di profumi e quindi del fruttato, le intensità di essi sono minori. Lascio immaginare alla fine della campagna olearia. L’aumento delle temperature, l’umidità , l’attacco massivo della mosca, ha evidenziato nell’olio, un aumento della percentuale di acidità come acido oleico, andando molto vicino ai limiti di legge 0,7% acidità e superandoli in alcune zone dove l’infestazione è importante. Meno impattante è il numero dei perossidi, oscillanti tra i 4,2meqO2/Kg di olio  per le olive senza infestazione, a 4,9 meqO2/ Kg di olio, con infestazione. Possiamo dedurre che l’effetto più marcato si è avuto e si ha sull’acidità. Quindi l’unica arma in mano al produttore è di accorciare i tempi di raccolta il più possibile. Sicuramente gli oli estratti da olive danneggiate mostreranno nel giro di qualche mese evidenti difetti sensoriali e un appiattimento dei composti fenolici, l’amaro e il piccante. Non è una bella annata olivicola per noi campani, però come sempre ci sono le eccezioni.

Uno studio in Toscana con prove in campo, ha evidenziato come la B. oleae è  molto selettiva nella selezione dei frutti dove deporre il proprio uovo. Una molteplicità di studi hanno dimostrato che nell’avvicinamento alla drupa, la mosca compie un preciso rituale volto a saggiare la qualità del sito di ovideposizione. L’insetto valuta infatti il colore del frutto, l’odore e la consistenza. E solo a certe condizioni avviene la deposizione.
Questo è il motivo per il quale, ad esempio, le piante vengono trattate con le polveri di roccia,(caolino, zeolite, ecc.) che imbrattando la coltura mascherano i frutti rendendoli  meno appetibili alla mosca. Oppure, quando si tratta con il rame, una sostanza battericida che ha  effetto repellente, poiché, uccidendo i batteri simbionti di B. oleae riduce la vitalità larvale. Anche l’irrigazione, può  giocare un ruolo nella difesa dell’olivo dalla mosca. Perdendo di turgidità il frutto è meno suscettibile alla deposizione per la mosca, che trova più difficile penetrare la polpa per inserirvi il proprio uovo. L’induzione di uno stress idrico controllato, si è dimostrato un valido strumento per rafforzare i programmi di difesa e inoltre ha contribuito a migliorare la qualità dell’olio prodotto. È indispensabile tuttavia che l’olivicoltore monitori attentamente la situazione per evitare che lo stress sia eccessivo. Sfruttando lo stress idrico controllato, utilizzando le polveri di roccia e le trappole di cattura massale,  sono  riusciti in Toscana, ad ottenere ottime produzioni, pari a 150 quintali di olive ad ettaro, con una resa intorno al 16% , e un’acidità libera che in certe partite è stata pari a zero.

M.T.