“Chi ben smaltisce è a metà dell’opera: salviamo la natura.” Queste sono le parole di uno spot pubblicitario di una nota ditta che recupera olio vegetale esausto. L’attenzione all’ambiente è una tematica che tocca tutti da vicino, preservarlo è un dovere di tutti noi cittadini del mondo. Nelle nostre case per friggere patatine, pesci, frittelle di vario tipo e dimensioni, usiamo tanto olio di varia origine che poi puntualmente viene buttato in lavandino, nulla di più sbagliato e di inquinante per l’ambiente, per i mari, per i fiumi, per l’ecosistema in generale. L’olio di frittura è considerato un RUP ( rifiuto urbano pericoloso) ed in quanto tale deve essere smaltito correttamente. Da un calcolo fatto da alcuni esperti del settore, su un consumo annuale di 1.400.000 t di oli vegetali, attraverso le reti fognarie, finiscono nell’ambiente ben 800.000 tonnellate di olio fritto, da queste cifre possiamo facilmente dedurre che ci troviamo di fronte ad un disastro ambientale planetario. Le autorità competenti (comune, regione,…) devono continuamente fare opera di sensibilizzazione verso il cittadino per la raccolta degli oli esausti ed evitare che si buttino nel lavandino. Con la raccolta degli oli vegetali esausti, oltre a non inquinare gravemente l’ambiente, mediante trattamenti di rigenerazione, viene anche ricavata materia prima riutilizzabile. Dai grassi vegetali esausti si possono ricavare: energia elettrica, biodiesel per trazione, lubrificanti per macchine agricole, compostaggio, asfalti, bitumi , prodotti per l’edilizia, mastici, collanti, mangimi per animali, come ingrediente per realizzare creme, saponette, ecc. Circa il 50% dell’olio esausto raccolto, viene recuperato per la produzione di biodiesel. Ma vediamo che succede se noi buttiamo l’olio nel lavandino. L’olio di frittura non è né organico, né biodegradabile e unendosi con l’acqua, forma una pellicola alta dai 3 ai 5 cm. che penetrando nel terreno impedisce alle radici delle piante di assorbire naturalmente l’acqua di cui necessitano, si forma così uno strato di sbarramento tra le particelle stesse, l’acqua e le radici capillari delle piante, impedendo l’assunzione delle sostanze nutritive. Un altro luogo comune da rimuovere con forza, è il diffuso pensiero che l’olio di frittura possa essere un ottimo concime per piante, nulla di più sbagliato. In questo caso oltre a penetrare nel terreno con le conseguenze appena descritte, l’olio di frittura impoverisce il terreno di quei microrganismi necessari per la vita delle piante stesse. L’olio esausto, può (ne basta un litro) rendere non più potabile decine e decine di litri di acqua, impedendo l’ossigenazione. Tale strato di materia inorganica, impenetrabile dai raggi solari, una volta disperso nell’ambiente può produrre innumerevoli danni. Quindi gettarlo nel lavandino potrebbe alterare il funzionamento dei depuratori , se dovesse raggiungere le falde acquifere, potrebbe contaminare l’acqua e ostruire le reti idriche, inoltre è nocivo per la salute di pesci e alghe. Allora, come raccogliere l’olio esausto in cucina? Per prima cosa, deve essere fatto raffreddare e poi versato all’interno di un contenitore. L’olio da smaltire non è solo quello utilizzato per i nostri fritti, ma anche quello che rimane all’interno delle scatolette di tonno o conserve sott’olio. Una volta raccolto, dove portare l’olio per lo smaltimento? Esistono varie soluzioni: ogni comune ha i suoi punti di raccolta con contenitori appositi, oppure presso l’isola ecologica comunale, presso alcuni distributori di benzina e supermercati che partecipano a questo tipo di iniziativa. Riciclare l’olio e regalargli una nuova vita, ci permette di ridurre le emissioni di CO2 e di risparmiare sul consumo d’acqua necessario per lo smaltimento e la produzione di una nuova materia prima.
MT