La raccolta delle olive in Campania è già in corso, per le varietà precoci, nelle aziende leader che fanno della qualità la loro missione principale. E’ ormai prossima nelle totalità delle restanti 85.000 aziende che costellano il territorio regionale. Si inizierà dalle varietà più precoci e man mano saranno raccolte tutte le olive che quest’annata, bizzarra e variopinta, ha segnato la coltivazione dell’oliveto. I produttori sono ansiosi di conoscere le olive che raccoglieranno, la qualità, le rese che dovranno attendersi e se gli oli

Olivicoltura storica di collina

che produrranno avranno un profilo olfattivo e gustativo gradevole, armonico, equilibrato. I frantoiani lavorano alacremente per mettere a punto i loro impianti, molti dei quali già pronti a ricevere i primi conferimenti di olive da cui estrarre il tanto amato primo olio dell’annata 2021 che sarà, per i due principali attori della filiera, olivicoltori e trasformatori, motivo di soddisfazione o di delusione, declinata, quest’ultima, nelle più varie sfaccettature. Non secondaria è l’attesa dei consumatori che, purtroppo, sempre in numero minore, conservano la buona abitudine di fare la scorta di olio, per la loro famiglia, direttamente dal proprio produttore o frantoiano di fiducia. La domanda, che in questi frangenti, è più ricorrente e che ci si pone è quella di scoprire, prevedere, prima che iniziano le danze, come sarà quest’annata. Facendo mente locale all’andamento climatico che ha caratterizzato e inciso sulla coltivazione dell’olivo, ma più in generale sull’agricoltura, in Campania ed in Italia, è lecito attendersi risultati non eccellenti per qualità e quantità di produzione. C’è stato un inverno mite che non ha smorsato la voglia di vegetare delle piante lasciandole in uno stato di dormiveglia che non va bene e l’assenza di freddi e/o nevicate, nelle zone collinari, che non ha consentito di fare un bel ripulisti dei soggetti biotici dannosi per l’olivo. La primavera, di converso, ha avuto un andamento con alternanze di piogge abbondanti, che hanno in parte rimpinguato le falde, e gelate tardive che hanno prodotto seri danni, nelle zone interne e vallive, ai giovani impianti e alle varietà più sensibili al freddo. Con queste

Giovane oliveto superintensivo

premesse, climatologiche, ci siamo avviati alla fioritura che è stata quasi ovunque spettacolare, abbondante e vigorosa, trasformata in frutti in percentuali mediamente sufficienti e abbondanti in molte realtà regionali. Come sempre l’allegagione ha, come ovvio, differenze notevoli per varietà, aree climatiche e andamento meteorico che viene a determinarsi nella fase cruciale, nonché stato nutrizionale delle piante, disponibilità idriche del suolo, favorevoli condizioni di trasporto e germinazione del polline, fecondazione ottimale degli ovari e tante altre concause. Non male, tutto sommato, nella variegata olivicoltura campana che spazia dal proprio litorale alle colline interne, con tantissime varietà autoctone ma anche di passate o più recenti introduzione. L’olivo o meglio l’olivicoltore, così messo, si è avviato ad affrontare speranzoso il camino produttivo che ha incontrato non poche difficoltà superate grazie ad una pianta nata e selezionata in ambienti estremi, abituata a resistere ad estremi termici da clima desertico senza soccombere. Certo, con temperature che per tutta l’estate hanno sfiorato e talvolta superato abbondantemente i 40°C, con piogge assenti o sporadiche e insufficienti in quasi tutta la regione, non si può chiedere alla pianta di trattenere tutti i frutti allegati o far sviluppare quelli restanti in modo ottimale, al massimo si può chiedere di non morire. E l’olivo non muore per questo, ma soffre, appassisce, aspetta tempi migliori sacrificando i suoi frutti che cadono, appassiscono, si sviluppo male, subiscono una inoliazione insufficiente che in fase di estrazione dell’olio viene influenzata negativamente dall’eccessiva presenza di legno nella pasta gramolata e dalla scarsa presenza di acqua di vegetazione. Coloro che quest’anno hanno avuto piogge utili o hanno avuto la possibilità di irrigare saranno premiati da una produzione abbondante e di qualità, tutti gli altri resteranno delusi per qualità e quantità di olio prodotto.
Non tutti i mali vengono per nuocere! Quest’anno se molti olivicoltori non ridono altrettanto fa il loro principale nemico, la mosca olearia. Le alte temperature e le basse umidità relative hanno agito su questo temuto parassita da “sterilizzatore di massa”. Sino a qualche giorno fa non erano segnalati dai bollettini fitosanitari regionali rischi di danni e/o superamento della soglia di intervento. Si spera che non siano stati effettuati interventi al riguardo con buona pace per l’ambiente, la salute degli operatori e degli insetti utili e le tasche degli olivicoltori. Da ora in poi, comunque bisogna tenere d’occhio l’andamento dello sviluppo di questo parassita giacché con il passare dei giorni andranno ripristinandosi le condizioni termo igrometriche favorevoli alla fertilità della mosca con possibili futuri danni.
In sintesi quali sono le previsioni? Annata, come sempre, a macchia di leopardo con realtà che daranno buone ed abbondanti produzione altre, credo la maggioranza, che avranno produzioni deludenti per qualità e quantità. Il quadro regionale, quarto in Italia per peso ed importanza, come quello nazionale, subirà un nuovo arretramento che in termini percentuali si attesterà tra un meno 10 ed un meno 30%.

Alma