Negli ultimi decenni, il cambiamento climatico si è affermato come una delle principali sfide globali, e i suoi effetti si riflettono in maniera sempre più evidente anche nel settore agroalimentare. Tra i prodotti simbolo del patrimonio mediterraneo, l’olio extravergine di oliva (EVO) di alta qualità è particolarmente sensibile alle trasformazioni ambientali in atto. L’aumento delle temperature, la crescente irregolarità delle piogge, l’alternarsi di periodi di siccità e di eventi estremi come grandinate e gelate improvvise, stanno modificando in profondità le dinamiche di coltivazione dell’olivo e, conseguentemente, le caratteristiche qualitative dell’olio che se ne ricava.
L’olivo è una pianta tradizionalmente resistente, adattabile a climi aridi e terreni poveri. Tuttavia, la qualità dell’olio extravergine non dipende solo dalla sopravvivenza della pianta, ma dalla sinergia tra clima, terreno e tecniche colturali.
Il riscaldamento globale sta rompendo questi equilibri. L’aumento delle temperature, durante la fioritura, può compromettere l’impollinazione e ridurre la produzione di frutti. Dal punto di vista chimico l’innalzamento delle temperature influenza la composizione degli acidi grassi dell’olio. È stato osservato un calo del contenuto di acido oleico, acido grasso monoinsaturo benefico per la salute, e un aumento degli acidi grassi meno desiderabili come l’acido linoleico e palmitico. Altro effetto dovuto al clima è l’anticipo del ciclo vegetativo che può causare squilibri nella maturazione delle olive, influendo negativamente il profilo aromatico dell’olio e sul suo contenuto in polifenoli, composti fondamentali per le proprietà salutistiche e la conservabilità del prodotto. Queste alterazioni climatiche possono compromettere le caratteristiche nutrizionali e la stabilità dell’olio. ​
Altro effetto critico del cambiamento climatico è la scarsità e l’irregolarità della distribuzione dell’acqua. L’irrigazione, sempre più necessaria per contrastare la siccità, può aiutare a mantenere la quantità, ma rischia di ridurre la concentrazione di sostanze aromatiche e nutritive, abbassando la qualità del prodotto finale. Non meno preoccupante è l’aumento degli eventi climatici estremi. Grandinate fuori stagione, gelate improvvise e alluvioni possono distruggere intere coltivazioni in poche ore. Questi fenomeni rendono la produzione di EVO sempre più incerta e difficile da pianificare. La conseguenza è una minore disponibilità di oli di eccellenza e un aumento dei costi per i produttori, costretti a investire in tecnologie di protezione e adattamento.
Il clima molto caldo in estate e instabile, facilita la proliferazione di parassiti come la mosca dell’olivo (Bactrocera oleae), il cui ciclo riproduttivo si accelera con il caldo. Con l’aumento delle temperature, si prevede un’espansione dell’habitat di questo parassita, con un aumento delle infestazioni in aree precedentemente meno colpite. ​L’aumento delle temperature può favorire anche la diffusione di malattie come la Xylella fastidiosa, che ha causato gravi danni agli oliveti in Puglia. Queste condizioni richiedono un aumento dei trattamenti fitosanitari, con possibili implicazioni per la qualità dell’olio e la sostenibilità ambientale. Questi insetti in effetti compromettono direttamente i frutti colpendo anche la sfera vegetativa, possono causare una perdita di qualità sensoriale e una maggiore acidità dell’olio.
Per far fronte a queste sfide, il settore sta cercando di innovarsi. Tecniche agronomiche più sostenibili, varietà di olivo più resistenti e sistemi agricoli di precisione sono alcune delle strategie adottate. Tuttavia, l’equilibrio tra quantità e qualità rimane fragile. Salvaguardare l’eccellenza dell’olio extravergine di oliva significa oggi più che mai difendere il territorio, investire nella ricerca e affrontare con decisione la crisi climatica. Il cambiamento climatico, quindi, non minaccia solo una coltura, ma un’intera cultura: quella dell’olio EVO di qualità, espressione autentica della nostra terra e del nostro saper fare.

 

C. P.